Intervista di Amelia Imbarrato

 

Intervista a Lucia Mazzaria




Scritto da Amelia Imbarrato   

Mercoledì 24 Giugno 2009 05:07


Di Amelia Imbarrato


Lucia Mazzaria

Un incontro casuale sul web, un'amicizia "informatica" sul ricordo di un'artista veramente speciale, che bussò timidamente non solo alla porta di Rodolfo, ma si presentò trionfalmente - giovanissima - sulla scena internazionale.

 Scopriamo una signora, o diremo meglio una ragazza, di travolgente simpatia - "tranquilla e lieta", non sappiamo quanto, né riteniamo abbia tempo da passare facendo "gigli e rose"... ma sicuramente, "le piaccion quelle cose che han sì dolce malia" e siccome piacciono anche a noi, l'intendiamo - "Sì!" -, e ci intratteniamo con lei: del resto, non ci sono amici che aspettano giù, la vigilia di Natale è passata! 

Amelia - Il tuo nome è sempre Lucia, ma... ti chiamano ancora Mimì?

Lucia - No, per fortuna hanno smesso! Chi mi conosce bene sa che il personaggio di Mimì caratterialmente non mi corrisponde; eppure l'artista è spesso chiamato a sostenere ruoli contrapposti al suo essere e a volte risultarne vincente. Rimane il fatto che Bohème è un opera straordinaria  e poterla cantare dà delle grandi soddisfazioni. 

Amelia - Come, con quali gradini, il tuo repertorio è diventato sempre più drammatico? C'è un ruolo che ti ha fatto paura?

Lucia - Quand'ero bambina, e avevo già una voce naturalmente impostata, mia madre pensava che sarei diventata mezzosoprano, quindi il mio colore era già tendente a degli sviluppi rapidi. Cantando ruoli da soprano lirico per i primi dieci anni ho solidificato la vocalità e il ruolo che mi ha fatto tremare è stato quello di Aida, perché era il grande salto. Prima della partenza per il Cairo, dove l'ho debuttata, ho pianto in preda al panico per giorni. Il passaggio al drammatico è avvenuto dopo la maternità, in modo assolutamente naturale, non però senza un grande lavoro tecnico giornaliero che affronto sempre. 

Amelia - Superare quale, o quali difficoltà ti ha dato più soddisfazione?

Lucia - Ho sempre avuto delle difficoltà con le agilità, quindi riuscire a superare lo scoglio della cabaletta di Abigaille mi ha fatto sicuramente bene, ma la soddisfazione più grande l'ho provata quando mi sono cimentata con i "Drei Gesänge" op.9 di Hindemith, dei Lieder ciclopici con orchestra che ho cantato a Lisbona e per i quali, visto che sono stati dati per la prima volta postumi nel 1974, credo di essere l'unica cantante italiana ad averli eseguiti. 

Amelia - ….cantare in tedesco? Che cosa è diverso, nel tuo approccio, fra i due sommi Richard, Wagner e Strauss?

Lucia - Cantare in tedesco per me è difficilissimo: troppe consonanti; ma la musica dei due sommi Richard è straordinaria e vale la pena di una grande fatica.

Wagner lo trovo ultraterreno, la sua musica mi porta ad un altissimo grado spirituale, ed è per me la musica del non ritorno. Intendo dire che, dopo aver iniziato a comprendere Wagner, e questo è un regalo che mi ha fatto mio marito, nessuna altra musica, seppur straordinaria, mi ha più coinvolto in modo totale.

Strauss lo trovo più "terreno", ed in ogni caso è musica elevata a potenza che mi prende soprattutto nei suoi grandi slanci melodici. 

Amelia - E la tua esperienza coi Lieder?

Lucia - Se la lirica è il liceo, la liederistica è l'università, quindi richiede un adeguato impegno. Anche in questo caso è difficile tornare indietro. Sto studiando!

Sono entrata nella liederistica a partire dal Novecento con Hindemith e Berg e sto andando a ritroso. 

Amelia - Altri autori preferiti…Verdi?

Lucia - Si, Verdi mi piace molto; non sono riuscita a cantare tutto ciò che avrei voluto, ma mi ritengo soddisfatta. Amo molto anche gli autori Russi: la loro musica talvolta malinconica rievoca in me qualcosa di già vissuto. 

Amelia - Infatti, tua figlia si chiama Tatiana... non sarà un caso. Se tua figlia, un giorno, volesse cantare, che cosa le diresti?

Lucia - "Canta!... ma fallo bene!" 

Amelia - Che rapporto hai con la tua voce? Non ti domando quanto rispetto le porti, ma piuttosto, avendo tu cominciato a cantare "sul serio" molto giovane, che parte ha avuto la voce, o meglio il canto, nella tua maturazione personale?

Lucia - Al contrario di quello che si può pensare, io non ho tutto quel sacro rispetto per la mia voce: quando mi arrabbio, urlo; mi piace ridere a squarciagola in buona compagnia, e… fumicchio un zinzino. E a cantare sul serio non ho proprio cominciato da giovanissima, se sul serio s'intende con consapevolezza. Sulla mia maturazione personale, la mia voce si è sostituita, ad un certo punto, ai miei genitori, mancati troppo presto. La voce ti mette davanti ai tuoi difetti, alle tue durezze e alle spigolosità del tuo carattere. Ti impone una disciplina di vita e morale, ti obbliga a ricercare la bellezza, ti costringe a diventare pietra levigata da pietra grezza. Insomma se la segui e non la contrasti, lei ti porta per mano e ti mostra la tua via.  

Amelia - Che cosa pensi che sia importante nel patrimonio della cultura musicale, che cosa pensi che si stia rischiando di perdersi, e come lo vorresti conservare?

Lucia - Penso che la volontà di ogni singolo autore debba sempre essere rispettata; chi deturpa una creazione pittorica viene perseguito legalmente, mentre coloro i quali reinterpretano la musica spesso a loro uso e consumo hanno sempre l'attenuante della "libera interpretazione artistica". Credo quindi che si stia perdendo la verità della creazione di ogni singolo compositore e che per conservarla ci vorrebbero dei responsabili artistici che si preoccupassero di servire la musica anziché il sistema economico che ruota attorno ad essa . 

Amelia - Tu hai un'associazione: quando e perché e nata?

Lucia - "Musicaemozioni" è nata nello scorso aprile per il semplice gusto di fare musica. Cerca  di dare il suo contributo alla conoscenza della musica, si impegna per farla bene e fra le sue proposte c'è l'abbinamento delle diverse espressioni artistiche e culturali con la musica. Si propone inoltre di creare delle opportunità di esperienza per i giovani artisti che cominciano il loro percorso. 

Amelia - Dal nome, è già chiaro il programma, mi sembra. Invitiamo a visitare il sito della sua Associazione: www.musicaemozioni.it

A proposito di Internet, là ti ho ritrovata e là ci incontriamo virtualmente spesso, quindi non ti domando se ami e se usi la tecnologia. Ti domando invece, che cosa ti aspetti dalla tecnologia, cioè perché la usi ora e che cosa speri che raggiunga nel prossimo futuro?

Lucia - Mi  sono sempre servita della tecnologia nelle sue varie fasi; ora con Internet mi spaventa un po'.  La uso perché nel secolo nel quale viviamo non si può farne a meno, in quanto si corre il rischio di essere isolati; inoltre, serve per lavorare e per la pubblicità. Spero che in futuro venga utilizzata esclusivamente a fin di bene, con una severissima regolamentazione di Internet, per esempio. Non più siti dubbi o pericolosi e magari che non venisse usata per spiare le abitudini della gente, ma per aiutare sempre di più la gente a non sentirsi emarginata. 

Amelia - Colleghi, maestri, cantanti storici: c'è qualcuno che ti ha ispirato particolarmente? E c'è qualcuno che ti auguri di non incontrare mai più?

Lucia - Sono figlia di Artisti del Coro del Teatro Verdi di Trieste e fin da bambina ero dietro le quinte, il più delle volte addormentata. La folgorazione l'ho avuta a dieci anni quando durante un  "Otello" storico mi sono soffermata ad ascoltare Carlo Cossutta (che era anche un liederista!!) mentre cantava l'aria del terzo atto. Quel ricordo in me è più vivo che mai: vigore, grazia, dolcezza e follia: tutte queste emozioni assieme….ma più di tutto ricordo la sua splendida voce. Nessun altro artista mi ha mai colpito così tanto, e non dimenticherò mai l'emozione che ho provato quando ho cantato assieme a lui uno dei suoi ultimi Otelli. Mi ricordo che nell'ultimo atto, dopo l'Ave Maria, lui mi disse, in triestino schietto: "Brava picia, te son un angelo" (brava piccola sei un angelo). Adesso l'angelo è lui e so che veglia su di me!

Mi auguro di non incontrare mai più tutti coloro che hanno preteso di impormi la loro inconsistenza, facendola passare per saggezza… e ti assicuro che sono tanti! 

Amelia - Lo so bene, chi non ne ha mai incontrati... registi, per esempio - "cioè... volea dir..." - insomma, ti sei mai trovata in difficoltà, qualcuno ti ha mai chiesto di fare una cosa contro il tuo modo di sentire quel ruolo?

Lucia - Mi sono trovata male con tutti i registi che hanno preferito l'estetica alla sostanza. Io ho sempre pensato che un bravo regista studia il soggetto che ha davanti e trova il modo di trarre il meglio dall'artista che ha a disposizione. Quelli che si affidano esclusivamente all'estetica generale scenica non li trovo per niente costruttivi. 

Amelia - Per quale ruolo vorresti essere ricordata, fra un secolo?

Lucia - Preferirei essere ricordata più come persona che come artista. 

Naturalmente, l'artista nasce dalla persona, e se non esiste la persona, l'artista potrà essere osannato in tutte le scale del mondo, potrà essere coperto d'oro, ma "artista", come l'intendiamo noi, non sarà mai. Quindi, evviva le persone come Lucia Mazzaria!



Dal sito

www.infolirica.net